vendredi 30 octobre 2015

Saint GERMANO di CAPUA (GERMANUS, GERMAIN de CAPOUE), évêque et confesseur


Saint Germain de Capoue

Évêque (+ 545)

Légat du Pape à Constantinople sous l'empereur Justinien pour renouer l'unité entre l'Orient et l'Occident qu'un schisme divisait depuis quarante ans. Il réussit à éteindre ce schisme. Il était un grand ami de Saint Benoît, lequel, selon Godescard «vit son âme portée au ciel par des anges au moment de son décès.»

À Capoue, également en Campanie, vers 540, saint Germain, évêque, dont le pape saint Grégoire le Grand a parlé dans ses écrits.

Martyrologe romain


Germanus of Capua B (RM)

Died c. 545. Bishop Saint Germanus of Capua (Italy) was a great friend of Saint Benedict. In 519, Pope Saint Hormisdas sent Germanus to Constantinople as papal legate to heal the 40-year-old Acacian schism. Although the schism was abolished, Germanus appears to have met with ill-treatment at the hands of the schismatics, but escaped. At the hour of Germanus's death, Saint Benedict saw his soul being carried to heaven.

Pope Saint Gregory the Great relates (Dialogues, 4, 40):

"While I was young and still a layman, I heard told to the seniors, who were well-informed men, how the Deacon Paschasius appeared to Germanus, bishop of Capua. Paschasius, deacon of the Apostolic See, whose books on the Holy Spirit are still extant, was a man of eminent sanctity, devoted to works of charity, zealous for the relief of the poor, and most forgetful of self. "A dispute having arisen concerning a pontifical election, Paschasius separated himself from the bishops, and joined the party disapproved by the episcopacy. Soon after this he died, with a reputation for sanctity which God confirmed by a miracle: an instantaneous cure was effected on the day of the funeral by the simple touch of his dalmatic.

"Long after this, Germanus, bishop of Capua, was sent by the physicians to the baths of Saint Angelo. What was his astonishment to find the same Deacon Paschasius employed in the most menial offices at the baths!

"'Here I expiate,' said the apparition, 'the wrong I did by adhering to the wrong party. I beseech of you, pray to the Lord for me: you will know that you have been heard when you shall no longer see me in these places.' "Germanus began to pray for the deceased, and after a few days, returning to the baths, sought in vain for Paschasius, who had disappeared. He had but to undergo a temporary punishment because he had sinned through ignorance, and not through malice."

(Benedictines, Husenbeth, Schouppe).

SOURCE : http://www.saintpatrickdc.org/ss/1030.shtml

October 30

St. Germanus, Bishop of Capua, Confessor

THIS holy prelate was sent by Pope Hormisdas legate to the Emperor Justin, in 519, to engage the Orientals to put an end to the schism which had continued forty years; had been fomented by the emperors Zeno and Anastasius, both favourers of heretics, and by Acacius and other patriarchs of Constantinople. The embassy was attended with the desired success; the heretics were condemned, and the schism entirely abolished. In it St. Germanus and his fellow legates suffered much from the heretics, but escaped out of their hands. St. Gregory the Great relates that this saint saw Paschasius, the deacon of Rome, long after his death, in the flames of purgatory, for having adhered to the schism of Laurence against Symmachus, 1 and that he was delivered by the prayers of this holy bishop. 2 Also that St. Bennet at Mount Cassino saw in a vision the soul of St. Germanus, at the hour of his departure, carried by the ministry of angels to eternal bliss. 3 His death happened about the year 540. See Baron. ad ann. 519, &c.; St. Greg. Dial. l. 2, et 4.

Note 1. St. Gregory only tells us that he received this account when a child from certain old men. If it be authentic, Paschasius must have repented at least in his last moments when he was speechless; or ignorance must have excused him from the most grievous malice of the schism which he had abetted; for voluntary schism is in itself a mortal sin. [back]

Note 2. S. Greg. Dialog. 4, c. 40, t. 2, p. 444, Ed. Ben. [back]

Note 3. Ib. l. 2, c. 35, p. 270. [back]

Rev. Alban Butler (1711–73).  Volume X: October. The Lives of the Saints.  1866.

SOURCE : http://www.bartleby.com/210/10/302.html

Saint Germanus of Capua

Profile

Friend of Saint Benedict of Nursia. Bishop of Capua, Italy. Papal legate to Constantinople to repair the damage caused by the Acacian schism, but met ill-treatment by the schismatics and made no progress to reunification. On his death, Saint Benedict had a vision of Germanus’ soul being carried to heaven.

  • c.545 of natural causes

Pietro da Eboli (XIII secolo) "De Balneis Puteolanis". Miniatura del Codice Angelico Ms. 1474 (Biblioteca Angelica di Roma), che mostra il "Balneum Sudatorium" (conosciuto anche come "Stufe di San Germano"), corrispondente alle sorgenti termali di Agnano. La miniatura mostra un sudatorium (sauna), ed un uomo che attinge con una brocca acqua fresca dal lago, infestato da rane e serpenti. Sullo sfondo, nelle viscere della terra, vi è San Germano che, venuto in queste terme per curarsi, prega Iddio di liberare l'anima del diacono Pascasio, condannato a patire le pene del purgatorio nelle calde esalazioni di questo luogo poiché aveva favorito in vita l'antipapa Lorenzo contro Simmaco I. AA. VV. "Le Terme Puteolane e Salerno nei codici miniati di Pietro da Eboli", Napoli, 1995



San Germano di Capua Vescovo


Capua, V secolo - † 30 ottobre 541

Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516 quando venne eletto vescovo di Capua. Amato nella sua diocesi, svolse una missione diplomatica particolarmente delicata. Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all’unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice II e dalle chiese d’occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine. L’imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due generazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte avvenuta nel 541. Per gratitudine i fedeli lo seppellirono nella Chiesa di santo Stefano e lo venerarono come santo.

Martirologio Romano: A Capua sempre in Campania, san Germano, vescovo, di cui scrisse il papa san Gregorio Magno.

Di san Germano esiste una vasta bibliografia che parla di lui, ma soprattutto della sua opera di vescovo. Nel mentre una ‘Vita’ anteriore all’873-74, scritta quindi più di tre secoli dopo la sua esistenza, dà del santo poche notizie generali. 

Egli nacque a Capua nel V secolo, figlio di Amanzio e Giuliana, illustri cittadini della storica città; alla morte del padre, Germano ereditò l’ingente patrimonio e con il consenso della madre vendette tutto e diede il ricavato ai poveri. 

Così poté dedicarsi più liberamente alla vita spirituale, a cui si sentiva chiamato, con sante letture, preghiere, mortificazioni. Nel 519 ca. essendo morto il vescovo di Capua Alessandro, fu designato a succedergli secondo le modalità dell’epoca, cioè eletto dal clero e dal popolo; dopo aver resistito per umiltà, alla fine accettò la carica. 

Il “Liber Pontificalis” aggiunge altre notizie sicure; il papa s. Ormisda (514-523) dopo che erano falliti i tentativi dei suoi predecessori e con l’infelice risultato di due sue legazioni, pensò di riuscire a portare a termine lo scisma acaciano in Oriente, quando divenne imperatore Giustino I nel 518. 

Lo scisma ebbe origine dal nome del patriarca di Costantinopoli Acacio († 489), il quale per porre termine alle controversie tra cattolici e monofisiti, accordatosi con quest’ultimi, suggerì all’imperatore Zenone di Bisanzio di promulgare nel 482, l’“Enòtico”, formula di unione dei due pensieri religiosi; la formula diretta a tutto l’impero non risolvendo alcuni punti teologici delicati, alla fine non soddisfece nessuno. Il papa Felice III depose e scomunicò Acacio nel 484, iniziando così lo scisma cosiddetto ‘acaciano’, durato 35 anni 

Lo scisma che dal 484 aveva separato da Roma la Chiesa d’Oriente, provocò anche il concetto di indipendenza dal Sommo Pontefice, il quale rivendicava il diritto pontificio a definire in materia di fede e di disciplina. 

L’imperatore Giustino I, già dai primi giorni dalla sua elezione, insieme ad altri personaggi influenti della sua corte bizantina, come il nipote Giustiniano e il patriarca Giovanni, chiesero al papa di inviare una legazione a ristabilire la pace fra le due Chiese. 

E così nel gennaio del 519 papa Ormisda d’accordo con Teodorico, che regnava in Italia con sede in Ravenna, inviò la sua terza legazione guidata dal vescovo di Capua Germano, e composta inoltre da un altro vescovo di nome Giovanni, dal diacono romano Felice, dal celebre Dioscoro, diacono alessandrino ma residente a Roma, dal prete romano Blando e dal notaio ecclesiastico Pietro. 

La guida di questa importante missione, rivela la stima che si aveva nella dottrina, saggezza e virtù di Germano. Essi furono accolti trionfalmente a Costantinopoli e ricevuti in solenne udienza dall’imperatore; letto il celebre ‘libellus’ di papa s. Ormisda, dopo breve contraddittorio condotto sapientemente dai delegati, alla fine i vescovi presenti convennero con le tesi pontificie e così il giovedì santo del 519, anche il patriarca Giovanni accettò la formula del papa. 

La pace nella Chiesa era stata raggiunta e lo scisma rientrato, fra l’esultanza generale e recandosi tutti in chiesa per il canto del ringraziamento a Dio. I Legati pontifici rimasero a Bisanzio più di un anno, per consolidare il risultato della conciliazione, anche nelle altre Chiese Orientali e per superare ulteriori contrasti dovuti ad irrequieti monaci sciti. Verso il 10 luglio del 520 essi ripresero la via del ritorno. 

S. Gregorio Magno nei suoi ‘Dialoghi’ racconta due episodi che riguardano s. Germano, il primo è che l’anima del diacono romano Pascasio, sarebbe apparsa a Germano nelle Terme di Agnano (NA) e che per le sue preghiere, sarebbe stata liberata dalle pene del Purgatorio. 

Il secondo episodio invece racconta, che s. Benedetto, mentre era in contemplazione a Montecassino, ebbe la visione dell’anima di s. Germano che saliva al cielo, trasportata dagli angeli e in un globo di fuoco; il santo patriarca allietato da tanta gloria del vicino vescovo di Capua, mandò persone fidate a chiedere di lui, ricevendo la notizia che nel momento stesso della visione, Germano moriva; era il 30 ottobre del 541. 

Germano fu sicuramente amico di s. Benedetto, come lo fu di s. Sabino vescovo di Canosa e del papa s. Giovanni I. Inizialmente Germano fu sepolto in Capua Vetere, nella chiesa di S. Stefano, dove lui stesso aveva fatto collocare le reliquie del santo protomartire e in questa chiesa, edificata dall’imperatore Costantino, s. Germano fu a lungo venerato. 

Poi costruita la nuova città, il suo corpo fu trasferito in essa. Nell’866 l’imperatore Ludovico II venne in Italia e dimorò per circa un anno a Capua e quando ripartì, portò con sé il corpo di s. Germano; poi passando per la città fondata dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, con il nome di Eulogimenopoli, egli vi lasciò parte delle reliquie di s. Germano; per la presenza di queste reliquie e per la venerazione che si era instaurata, la città si chiamò poi S. Germano, nome rimasto fino al 1863, quando fu mutato in quello più antico di Cassino. 

Nel suo viaggio di ritorno in Germania, Ludovico II lasciò altre reliquie del santo vescovo a Piacenza, dove da secoli sono venerate nella cripta della celebre chiesa di S. Sisto. E proprio da Piacenza nel 1846, l’abate di Montecassino Frisari, ottenne per la città di Cassino alcune reliquie di s. Germano, perché il dito del santo, che era l’unica reliquia superstite nel tempo, era andata persa durante i saccheggi dei francesi alla fine del secolo XVIII. 

Il culto per s. Germano, vescovo di Capua, è bene specificarlo, perché di santi o martiri con questo nome ve ne sono una trentina, senza contare i personaggi moderni; pur essendo presente in altre zone anche fuori d’Italia, è soprattutto attestato nelle zone di Capua e Cassino e di qualche parrocchia è pure il santo titolare. 

La sua festa è celebrata con particolare onore nell’Abbazia di Montecassino e soprattutto a Cassino dove è ancora speciale patrono. 

Purtroppo tante opere d’arte che lo raffiguravano nella chiesa di Cassino, sono andate distrutte insieme alle reliquie, durante il disastroso bombardamento del 1944.

Autore: Antonio Borrelli

Nome: San Germano di Capua

Titolo: Vescovo

Nascita: V secolo, Capua

Morte: 30 ottobre 541, Capua

Ricorrenza: 30 ottobre

Tipologia: Commemorazione

Patrono di:CassinoRivanazzano TermeSan Germano Chisone


«Mentre il venerabile padre [san Benedetto] fissava con intensità il suo sguardo su questo fulgore di luce, vide l'anima di Germano, vescovo di Capua, portata dagli angeli in cielo dentro una sfera di fuoco» (san Gregorio Magno, Dialoghi).

Il VI secolo è molto importante per lo sviluppo dell'organizzazione della Chiesa in Italia. Si fa strada la distinzione tra la diocesi, presente nelle città, e la pieve, nelle zone rurali. Emergono inoltre alcune figure di vescovi che sono ricordati da san Gregorio Magno come uomini di Dio in grado di svolgere la cura d'anime continuando a tendere alla perfezione cristiana e alla contemplazione.

Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516, quando venne eletto vesccvo di Capua. Amato nella sua diocesi, svolse una missione diplomatica particolarmente delicata.

Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all'unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice Il e dalle chiese d'Occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine.

L'imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due generazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte, avvenuta nel 541. Per gratitudine i fedeli lo seppellirono nella chiesa di Santo Stefano e lo venerarono come santo.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Capua, san Germano, vescovo, di cui scrisse il papa san Gregorio Magno.

SOURCE : https://www.santodelgiorno.it/san-germano-di-capua/

GERMANO, santo

di Federico Marazzi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GERMANO, santo. - Eletto vescovo di Capua intorno al 519, non si hanno dati certi sul suo conto prima dell'ascesa al seggio episcopale: solo una tarda fonte agiografica (del sec. IX, ma anteriore secondo De Buck all'873-874, poiché omette di menzionare l'asportazione del corpo di G. da Capua) fornisce notizie sulle sue origini familiari e sociali. G. sarebbe nato a Capua da Amanzio e Giuliana, membri in vista nella comunità cittadina, forse intorno al 470-480. Morto il padre, G., con l'accordo della madre, vendette tutto il patrimonio per potersi liberamente dedicare all'ascesi e allo studio dei testi sacri. Alla morte del vescovo Alessandro, nel 519 circa, i Capuani decisero di eleggere al suo posto proprio G., che, dopo aver cercato inutilmente di rifiutare, fu persuaso ad accettare l'onore. Va ricordato che tutte queste notizie non sono riscontrabili tramite altre fonti, e lo stesso Lentini (1963), autore di una breve monografia su G., ne fa un uso più parenetico che effettivamente storico.

La stessa ascesa all'episcopato e l'esercizio della carica non sono analizzabili in relazione allo scenario storico del tempo, che coincide con la fase finale del regno di Teodorico e con quella iniziale della guerra gotica. Dunque, è difficile, allo stato attuale delle conoscenze, inquadrare effettivamente il ruolo ricoperto da G. nei confronti della propria città.

Le notizie su G. dotate di effettiva attendibilità storica sono in realtà legate a un singolo episodio della sua vita, che rivestì particolare rilevanza nei rapporti tra Papato e Impero romano nell'età teodoriciana: la sua partecipazione, in qualità di Capuanus episcopus, alla missione a Costantinopoli presso l'imperatore Giustino I, organizzata nel 519 da papa Ormisda per porre termine allo scisma acaciano. Va ricordato che il Liber pontificalis (p. 270) è la sola fonte coeva che ci permette di sapere con certezza la cattedra di cui era titolare G., mentre nelle altre fonti la carica non è specificata o G. è ricordato genericamente con il titolo di episcopus (cfr. Epistulae Romanorum pontificum, pp. 48, 50, 52, 59, 60, 64).

Lo scisma acaciano era iniziato nel 482 quando l'imperatore Zenone, dietro proposta di Acacio, patriarca di Costantinopoli, aveva promulgato un editto di unione, il cosiddetto Henotikòn, con l'intento formale di appianare i contrasti tra le tesi cattoliche e quelle monofisite. Contro l'editto, che annullava di fatto quanto promulgato nei decreti del concilio di Calcedonia (451) intorno alla natura di Cristo, si era ribellato papa Felice III, il quale in due diversi sinodi (tenutisi a Roma il 28 luglio 484 e il 5 ott. 485) aveva scomunicato Acacio e i suoi sostenitori. Lo scisma, che minava i rapporti fra Roma e Costantinopoli, si era protratto, nonostante i tentativi condotti da Felice III e dai suoi successori (Gelasio I, Anastasio II, Simmaco) fino al pontificato di Ormisda il quale, per la risoluzione dello scisma, aveva già inviato a Costantinopoli, senza però ottenerne alcun frutto, due precedenti delegazioni.

Una curiosa coincidenza relativa a un precedente momento del confronto tra Roma e Costantinopoli, sempre nell'ambito dello scisma acaciano, vale a dire la legazione inviata a Costantinopoli nel 496-497 da papa Anastasio II, ha creato parecchia confusione nella definizione del profilo biografico di Germano. Infatti, le fonti relative a questa precedente missione riportano che essa fu condotta da due vescovi, uno di nome Cresconio e un altro, appunto, di nome Germano. Una lunga querelle ha opposto i fautori dell'identità e della distinzione dei due presuli con lo stesso nome. Solo con gli studi del Lentini si è giunti a optare per la soluzione che vede nei due omonimi personaggi due distinte persone; il primo dei quali in particolare, inviato a Costantinopoli nel 496, era presule di Pesaro (Lentini, 1938, p. 389).

La spedizione del 519-520, alla quale certamente partecipò G., fu organizzata dopo l'ascesa al trono imperiale di Giustino I, quando si formò a Costantinopoli un fronte favorevole alla risoluzione della questione che annoverava, oltre allo stesso imperatore, il nipote Giustiniano e il patriarca Giovanni. Pertanto, papa Ormisda, in accordo con Teodorico, sostenne una nuova iniziativa che ebbe avvio nel gennaio-marzo del 519, quando si mosse da Roma un gruppo composto da G., da un altro vescovo di nome Giovanni, dal diacono romano Felice, dal diacono alessandrino Dioscoro, poi cooptato nel clero romano (e futuro antipapa nella crisi del 532), dal prete romano Blando e dal notaio ecclesiastico Pietro.

Una lettera di papa Ormisda a Giustiniano, allora investito della carica di comes, dichiara esplicitamente che la legazione era stata formata dal papa con membri convenientes causae qualitati: il che consente di arguire che le doti spirituali, intellettuali e diplomatiche di G. fossero tenute in alta considerazione. Questa impressione è confermata dal fatto che, quando la delegazione è citata al completo (Liber pontificalis, p. 270; Epistulae Romanorum pontificum, epp. 50, 52), G. è nominato sempre per primo: il che consente di affermare che egli fosse il capogruppo della delegazione.

Della missione a Costantinopoli conosciamo, attraverso le fonti epistolari, una serie di dettagli rilevanti, relativi sia al viaggio, sia alla permanenza nella capitale imperiale. I delegati papali, dopo aver attraversato l'Adriatico, sbarcarono a Valona, in Epiro. Di qui si diressero verso Tessalonica, attraverso Ocrida (Lignido), ove G. celebrò messa. Particolarmente importante è la cronaca dell'arrivo a Costantinopoli - all'inizio della settimana di Pasqua, compresa tra il 24 e il 31 marzo - e dell'accoglienza ricevuta dai legati presso la corte imperiale. G. stesso riferisce a papa Ormisda (ibid., ep. 64, del 22 apr. 519) che Giustiniano, in compagnia di alti funzionari, andò incontro ai delegati 10 miglia fuori Costantinopoli e che il popolo della capitale accolse la delegazione con grandi espressioni di giubilo. Il lunedì santo il gruppo fu ricevuto dall'imperatore in persona con tale affetto che anche un eventuale scacco della missione - commenta G. - sarebbe stato consolato da tanta esplicita buona disposizione. Nello stesso giorno i delegati incontrano anche il Senato. Solo il giovedì santo, però, fu discusso in palatio, alla presenza dell'imperatore, del Senato e di Giovanni patriarca di Costantinopoli, il libellus che papa Ormisda aveva affidato alla delegazione per la risoluzione dello scisma e che è considerato una pietra angolare nella definizione della primazia pontificia tra le Chiese cristiane. La debita preparazione dell'incontro fece sì che il successo della delegazione papale fosse pieno. G., insieme con i suoi compagni, si trattenne in Oriente per oltre un anno, impegnandosi a estendere alle altre Chiese d'Oriente l'accordo che di fatto ne riaffermava l'allineamento alle decisioni del concilio di Calcedonia.

Alla fine della permanenza, un encomio scritto dell'imperatore sull'opera dei legati, indirizzato al papa (ibid., ep. 116, del 9 luglio 520) suggellò il successo della missione. Sappiamo da una successiva lettera di Ormisda ai legati, datata 15 luglio 520 (ibid., ep. 123), che il papa si preoccupava della loro prolungata permanenza a Costantinopoli. Tale permanenza, nelle parole della succitata lettera di Giustino a Ormisda, si giustificava per la particolare delicatezza della seconda fase del lavoro dei legati, quella di far accettare a tutti i termini dell'accordo tra papa e imperatore.

Dell'attività episcopale di G. quasi nulla è conosciuto. Sappiamo solo dal Chronicon Salernitanum (una fonte quindi assai più tarda) che G. modificò l'intitolazione della basilica costantiniana degli Apostoli, mutandola in quella dei Ss. Stefano e Agata, in seguito alla deposizione al suo interno di reliquie che G. aveva forse ottenuto dall'imperatore Giustino, nel corso del suo soggiorno a Costantinopoli (Lentini, 1963, pp. 34 s.).

G. è ricordato inoltre in due diverse occasioni nei Dialogi di Gregorio Magno. Una prima volta (II, 35) quando Benedetto, in preghiera sulla sommità del monte Cassino, vide l'anima di G. che saliva al cielo sotto il sembiante di un globo di fuoco, trasportata dagli angeli. Poco dopo, tramite suoi emissari inviati a Capua, Benedetto venne a sapere che quella sua visione si era verificata al momento del trapasso di Germano. Una seconda volta (IV, 42) come intercessore, con le sue preghiere, per la liberazione dalle pene espiatorie dell'anima di un tale Pascasio, diacono romano.

La centralità della figura di G. tra quelle dei grandi vescovi italiani del VI secolo, fortemente impegnati sul piano politico e religioso, sembrerebbe confermata anche dalla possibilità di una reciproca conoscenza tra lo stesso G. e Sabino, vescovo di Canosa, che fu legato a Costantinopoli insieme con papa Agapito nel 535-536, conoscenza asserita nella Vita altomedievale (VIII-IX secolo) del presule canosino. Sabino, a sua volta, risulta essere stato a stretto contatto di Benedetto.

La morte di G. è stata collocata all'inizio del 541, poiché sopravvive l'epitaffio del vescovo Vittore, suo successore, che resse la sede capuana dal 541 al 554 (Corpus inscriptionum Latinarum, X, 4503). Il collegamento tra la visione di Benedetto, ormai anziano, e la data di inizio dell'episcopato di Vittore avvalorano l'ipotesi che G. possa effettivamente essere morto nel 541 e aver retto quindi la cattedra capuana per oltre un ventennio, da poco prima del 519 sino al 541.

Di particolare interesse è la storia del culto tributato a G. nell'Alto Medioevo, fortemente legata alla vicenda del cenobio cassinese. Sepolto a Capua, il corpo di G. fu traslato nella nuova Capua, fondata nell'849 da Landone sulle rovine dell'antica Casilinum. Apparentemente, Ludovico II, nel corso di un suo passaggio a Capua (alla fine dell'873, di ritorno dalla campagna antiaraba nel Meridione, secondo il Chronicon monasterii Casinensis, I, 38; Lentini, 1963, pone erroneamente l'evento in relazione alla discesa dell'imperatore nell'866), si sarebbe impadronito delle reliquie di Germano. Una parte di queste fu poi lasciata dal sovrano a Cassino: dal che la zona pedemontana del monastero, che occupava l'area dell'antica Casinum, avrebbe preso il nome di San Germano. Un'altra parte fu in seguito portata a Piacenza (probabilmente da Engelberga, moglie di Ludovico II) e deposta nella cripta della chiesa del monastero di S. Sisto, che l'imperatrice aveva fondato nell'874.

Fonti e Bibl.: Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in Mon. Germ. Hist., Script., XXXIV, Hannover 1980, p. 106;Historia vitae, inventionis, translationis s. Sabini ep. ab anonymo scripta sec. VIII, in Acta sanctorum febr., II, Antverpiae 1658, p. 324; Epistulae Romanorum pontificum genuinae et quae ad eos scriptae sunt…, I, A s. Hilaro usque ad s. Hormisdam, ann. 461-523, a cura di A. Thiel, Braunsbergae 1867, pp. 843, 846, 849 s., 918 s., 925 s., 938; Vita s. Germani episcopi Capuani, in Acta sanctorum oct., XIII, Parisiis 1883, pp. 363-366; Ph. Jaffè, Regesta pontificum Romanorum, a cura di G. Wattenbach [e altri], Lipsiae 1885, nn. 805 s., 810, 815 s., 818, 822, 827, 834, 838, 840, 845, 847-849; Liber pontificalis, I, a cura di L. Duchesne, Paris 1886, pp. 270, 273; Chronicon Salernitanum, a cura di U. Westerbergh, Lund-Stockholm 1956, p. 23; Gregorius Magnus, Dialogi, a cura di U. Moricca, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LVII, Roma 1924, pp. 129 s., 240, 299; C. Baronio, Annales ecclesiastici, IX, Lucae 1741, pp. 240, 262, 288; R. De Buck, De s. G. confessore pontifice Capuae in Campania, in Acta sanctorum oct., XIII, Parisiis 1883, pp. 358-363; F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Roma 1927, p. 203; A. Lentini, Due legati papali a Costantinopoli nel secolo VI: G. di Capua e Sabino di Canosa, in Atti del IV Congresso nazionale di studi romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, pp. 384-391; Id., San G. vescovo di Capua, Montecassino 1963; Id., Il "libellus" portato a Bisanzio da G. di Capua, in Atti del Convegno nazionale di studi storici promosso dalla Società di storia patria della Terra di Lavoro, Roma 1966, pp. 343-349; Id., G., vescovo di Capua, in Bibliotheca sanctorum, VI, Roma 1966, coll. 237-240; Id., Sabino, vescovo di Canosa, ibid., XI, ibid. 1968, col. 553; F. Bougard, Engelberga, in Diz. biogr. degli Italiani, XLII, Roma 1993, p. 674; Bibliotheca hagiographica Latina, I, Bruxellis 1898, p. 517; Supplementum, ibid. 1911, p. 147; Novum supplementum, a cura di H. Fros, ibid. 1986, p. 390.

SOURCE : https://www.treccani.it/enciclopedia/santo-germano_(Dizionario-Biografico)