vendredi 30 janvier 2015

Bienheureux FRANCIS TAYLOR, martyr


Known as "Murdered Mayors" and more correctly as "The Dublin Martyrs" Mayoress Margaret Ball (nee Birmingham) and Mayor Francis Taylor

Bienheureux François Taylor, martyr

Père de famille irlandais, il souffrit sept années de prison à cause de la foi catholique et, brisé par les tribulations et la vieillesse, il acheva son martyre sous le roi Jacques Ier, à Dublin, en 1621.

Bienheureux François Taylor

Martyr irlandais (+ 1621)

Il fait partie des 17 martyrs d'Irlande (1579-1654): Dermitius O’Hurley, Marguerite Bermingham veuve Ball, François Taylor et 14 compagnons béatifiés le 27 septembre 1992 par Jean-Paul II.

À Dublin, en 1621, le bienheureux François Taylor, martyr. Père de famille, il souffrit sept années de prison à cause de la foi catholique et, brisé par les tribulations et la vieillesse, il acheva son martyre sous le roi Jacques Ier.

Martyrologe romain

SOURCE : http://nominis.cef.fr/contenus/saint/11397/Bienheureux-Francois-Taylor.html

17 martyrs d'Irlande (1579-1654)
Dermitius O’Hurley, Marguerite Bermingham veuve Ball, François Taylor et 14 compagnons

Béatification: 27.09.1992  à Rome  par Jean Paul II
Canonisation:
Fête: 20 juin

Réf. dans l’Osservatore Romano:  1992 n.39
Réf. dans la Documentation Catholique: 1992 n.19 p.919

Notice

Martyrs entre 1579 et 1654
4 évêques dont Dermitius O’Hurley, Archevêque de Cassilien
6 prêtres
1 frère religieux,
6 laïcs dont Margarita Bermingham veuve Ball et François Taylor

SOURCE : http://www.abbaye-saint-benoit.ch/hagiographie/fiches/fg021.htm

Blessed Francis Taylor


Also known as
  • Francis Tailler
  • Proinsias Táilliúir
Profile

Born to the local nobility, son of Robert Taylor and Elizabeth Golding. Married laymenand father of six. Lord Mayor of Dublin, Ireland in 1595. Elected to Parliment, he was refused his seat due to being Catholic. Arrested in late 1613 or early 1614 for his faith. One of the Irish Martyrs.

Born


Beato Francesco Taylor Sindaco di Dublino, martire



Dublino, Irlanda, 1550 circa – 30 gennaio 1621

Il beato Francis Taylor (Proinsias Tàilliùr), secondogenito di Robert Taylor di Swords e di Elizabeth Golding, nacque nel 1550. La sua era una famiglia di nobili proprietari terrieri della Contea a nord di Dublino e per generazioni si era distinta nella vita amministrativa e commerciale di quella città. Padre di sei figli, Francis Taylor per oltre trent'anni rimase fedele alla tradizione «di famiglia e lavorò in varie strutture cittadine. Nel 1593 venne eletto sindaco di Dublino. Per i Cattolici la situazione andò sempre più peggiorando, specialmente dopo la sconfitta della resistenza cattolica irlandese contro il potere protestante dell'Inghilterra nel 1603. Ben presto i Cattolici furono estromessi dai pubblici uffici e il governo iniziò ad organizzare un Parlamento composto in maggioranza da Protestanti. Francis Taylor venne eletto membro del Parlamento irlandese, ma un sindaco protestante invalidò l'elezione. Fu allora nel 1613 o all'inizio del 1614 che Francis Taylor fu imprigionato. Preferì soffrire piuttosto che rinnegare la propria fede. Mori in prigione il 10 gennaio 1621, dopo sette anni di sofferenza, accettate con grande pazienza. E’ stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 27 settembre 1992.

Martirologio Romano: A Dublino in Irlanda, transito del beato Francesco Taylor, martire, che, padre di famiglia, patiti sette anni di carcere per la sua fede cattolica, sfinito dalle tribolazioni e dalla vecchiaia, coronò il suo martirio sotto il re Giacomo I. 

CREAZIONE DI VENTUNO NUOVI BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro - Domenica, 27 settembre 1992

 

1. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal resp.).

L’invito della Liturgia trova oggi in noi, raccolti nel solenne scenario di questa piazza, una risposta particolarmente pronta e gioiosa. Come non lodare il Signore davanti allo spettacolo esaltante dei nuovi Beati? Di questi uomini e di queste donne, che hanno reso coraggiosamente la loro testimonianza a Cristo, meritando di essere proposti dalla Chiesa all’ammirazione e all’imitazione di tutti i fedeli? Ciascuno di loro può ripetere con Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me” (Is 61, 1): lo Spirito del Cristo risorto, che, nel succedersi dei secoli, continua a vivere e a operare nei credenti, per sospingerli verso la piena attuazione del messaggio evangelico. “Lo spirito del Signore è su di me”: consapevoli di ciò, i nuovi Beati hanno sempre contato sull’aiuto di Dio, sforzandosi di “tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1 Tm 6, 11), così da “conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento” (1 Tm 6, 14). Hanno offerto se stessi a Dio e al prossimo nel martirio e nella verginità consacrata. La Chiesa è oggi lieta di riconoscere che questi suoi figli “hanno combattuto la buona battaglia della fede” ed “hanno raggiunto la vita eterna” (1 Tm 6, 12).

 2. “My soul, give praise to the Lord”. 

And how can we fail to sing the praises of the seventeen Irish Martyrs being beatified today? Dermot O’Hurley, Margaret Bermingham Ball, Francis Taylor and their fourteen companions were faithful witnesses who remained steadfast in their allegiance to Christ and his Church to the point of extreme hardship and the final sacrifice of their lives.

All sectors of God’s people are represented among these seventeen Servants of God: Bishops, priests both secular and religious, a religious brother and six lay people, including Margaret Bermingham Ball, a woman of extraordinary integrity who, together with the physical trials she had to endure, underwent the agony of being betrayed through the complicity of her own son.

We admire them for their personal courage. We thank them for the example of their fidelity in difficult circumstances, a fidelity which is more than an example: it is a heritage of the Irish people and a responsibility to be lived up to in every age.

In a decisive hour, a whole people chose to stand firmly by its covenant with God: “All the words which the Lord has spoken we will do”.  Along with Saint Oliver Plunkett, the new Beati constitute but a small part of the host of Irish Martyrs of Penal Times. The religious and political turmoil through which these witnesses lived was marked by grave intolerance on every side. Their victory lay precisely in going to death with no hatred in their hearts. They lived and died for Love. Many of them publicly forgave all those who had contributed in any way to their martyrdom.

The Martyrs’ significance for today lies in the fact that their testimony shatters the vain claim to live one’s life or to build a model of society without an integral vision of our human destiny, without reference to our eternal calling, without transcendence. The Martyrs exhort succeeding generations of Irish men and women: “Fight the good fight of the faith; take hold of the eternal life to which you were called . . . keep the commandment unstained and free from reproach until the appearing of our Lord Jesus Christ”. 

To the Martyrs’ intercession I commend the whole people of Ireland: their hopes and joys, their needs and difficulties. May everyone rejoice in the honour paid to these witnesses to the faith. God sustained them in their trials. He comforted them and granted them the crown of victory. May he also sustain those who work for reconciliation and peace in Ireland today!

Blessed Irish Martyrs, intercede for the beloved Irish people!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

2. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal 145, 1). Come potremmo non lodare i pregi dei diciassette Martiri Irlandesi che oggi vengono beatificati? Dermot O’Hurley, Margareth Bermingham Ball, Francis Taylor e i loro quattordici compagni furono fedeli testimoni e rimasero saldi nella loro devozione a Cristo e alla sua Chiesa a costo di atroci sofferenze e del sacrificio estremo della vita.

I diciassette Servi di Dio rappresentano tutti i settori del popolo di Dio: Vescovi, sacerdoti secolari e religiosi, un fratello religioso, sei laici e Margareth Bermingham Ball, una donna di straordinaria integrità morale che oltre alle torture fisiche dovette sopportare il tradimento del proprio figlio.

Noi ammiriamo i nuovi Beati per il loro coraggio. Li ringraziamo per la loro fedeltà in circostanze difficili, una fedeltà che è più di un esempio: è un’eredità per il popolo Irlandese e una responsabilità che va vissuta in ogni epoca”.

In un momento decisivo, tutte queste persone scelsero di rispettare il loro patto con Dio: “Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!” (Es 24, 3). Insieme a S. Oliver Plunkett, i nuovi Beati sono solo alcuni della moltitudine di Martiri Irlandesi dell’Epoca Penale. L’epoca di confusione religiosa e politica in cui vissero questi testimoni fu caratterizzata da gravi intolleranze da più parti. La loro vittoria consiste proprio nell’aver affrontato la morte senza rancore nel cuore. Vissero e morirono per Amore. Molti di loro perdonarono pubblicamente tutte le persone che avevano in qualche modo contribuito al martirio.

Il significato dei Martiri oggi sta nel fatto che la loro testimonianza vanifica la pretesa di vivere egoisticamente o di costruire un modello di società priva di una visione integrale del nostro destino umano, senza riferimento alla nostra eterna chiamata, senza trascendenza. I Martiri esortano le future generazioni di uomini e donne Irlandesi: “Combatti la buona battaglia della fede; cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato . . . conserva senza macchia irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tm 6, 12-14).

Affido all’intercessione dei Martiri tutto il popolo d’Irlanda: le sue speranze e le sue gioie, le sue necessità e difficoltà. Che ognuno possa gioire dell’onore offerto a questi testimoni della fede. Dio li ha sostenuti nelle sofferenze, ha offerto loro il conforto e la corona della vittoria. Possa Dio sostenere coloro che oggi operano per la riconciliazione e la pace in Irlanda! Beati Martiri d’Irlanda, intercedete per l’amato popolo Irlandese!

3. La liturgie de ce dimanche nous fait aussi entendre une nouvelle fois l’appel du prophète Isaïe: “Aller porter la bonne nouvelle aux pauvres”.  Cet appel, Mère Françoise de Sales Aviat l’a reçu et elle a consacré sa vie à l’éducation de jeunes ouvrières de France, en se mettant au service de son prochain, comme l’Église le lui avait appris. Elle l’a fait dans un esprit de détachement exemplaire, selon sa devise: “M’oublier entièrement”.

Sa Congrégation peut être heureuse d’avoir eu pour fondatrice une femme qui, à l’école de saint François de Sales, sut remettre sa vie quotidienne entre les mains de Dieu, dans une confiance sereine, en disant qu’il fallait “tout faire avec Dieu et rien sans Lui”. Cette confiance lui permit de traverser les épreuves qui ne lui furent pas épargnées. Comment ne pas rendre grâce pour le témoignage qu’elle nous laisse? L’union au Sacrifice rédempteur du Christ par la pratique quotidienne du renoncement à soi-même, telle est l’orientation centrale de Mère Aviat au cours de son existence. Son seul désir: être, comme elle dit, “le petit instrument de Dieu”.

Puisse-t-elle nous remplir d’ardeur et de courage, chacun de nous et vous surtout, les Oblates de saint François de Sales, ses filles spirituelles, pour le témoignage que le Christ demande aujourd’hui!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

3. La liturgia di questa domenica ci ha fatto anche ascoltare ancora una volta l’appello del profeta Isaia: andate “a portare il lieto annuncio ai poveri” (Is 61, 1). Questo appello è stato accolto da Madre Françoise di Sales Aviat che ha consacrato tutta la sua vita all’educazione delle giovani operaie della Francia, mettendosi al servizio del suo prossimo, come le aveva insegnato la Chiesa. Essa l’ha fatto con un spirito di distacco esemplare, secondo il suo motto “dimenticarmi completamente”.

La sua Congregazione può essere felice di aver avuto come fondatrice una donna che, sull’insegnamento di San Francesco di Sales, ha saputo mettere la sua vita quotidiana nelle mani di Dio, con serena fiducia, dicendo che bisognava “fare tutto con Dio e niente senza di Lui”. Questa fiducia le permette di superare le prove che non le furono risparmiate. Come non rendere grazie per la testimonianza che essa ci lascia? L’unione al Sacrificio redentore di Cristo attraverso la pratica quotidiana della rinuncia a se stessa, questo è l’orientamento centrale della vita di Madre Aviat. Il suo unico desiderio: essere, come diceva, “il piccolo strumento di Dio”.

Che Madre Aviat possa colmare di ardore e coraggio ciascuno di noi e voi soprattutto, le Oblate di San Francesco di Sales, sue figlie spirituali, per la testimonianza che Cristo ci chiede oggi.

4. “Combate el buen combate de la fe”, nos exhorta la segunda lectura, y añade: “Conquista la vida eterna a la que fuiste llamado, y de la que hiciste noble profesión ante muchos testigos”. 

Con gran gozo podemos proclamar hoy que los tres nuevos Beatos, nacidos en España, encarnaron en su vida estas palabras de san Pablo.

Las encarnó el Beato Rafael Arnáiz Barón, en su vida monástica breve pero intensa como Trapense, siendo ejemplo, sobre todo para los jóvenes, de una respuesta amorosa e incondicional a la llamada divina. “¡Sólo Dios!”, repite con frecuencia en sus escritos espirituales.

Las encarnó, igualmente, la Beata Nazaria Ignacia de Santa Teresa March Mesa, como atraída en su interior por el mensaje del profeta Isaías, que hemos escuchado: “El Señor . . . me ha enviado . . . para vendar los corazones desgarrados”.  Movida por esta ansia apostólica, fundó en Bolivia las Misioneras Cruzadas de la Iglesia, con las cuales se propuso “bajar a la calle” para encontrar a los hombres, solidarizarse con ellos, ayudarles, sobre todo si esos hermanos estaban cubiertos por las llagas de las necesidades materiales, como el pobre Lázaro del Evangelio,  pero principalmente para llevarlos a Dios.

Finalmente, encarnó estas mismas palabras la Beata María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra. Tocada íntimamente por la afirmación del Señor: “Estuve enfermo y me visitasteis . . . Cuanto hicisteis a uno de estos hermanos míos más pequeños, a mí me lo hicisteis”,  fundó las Siervas de Jesús de la Caridad, confiándoles la misión de descubrir el rostro de Cristo en tantos hermanos y hermanas, solos y enfermos, y aliviándolos con el ungüento del amor fraterno.

La beatificación de estos tres hijos predilectos de la Iglesia de España es motivo de profunda acción de gracias a Dios. La vida del Hermano Rafael es ejemplo de fidelidad para vosotros, queridos Monjes Trapenses, y para las almas llamadas a la vida contemplativa. En la vigilia del V Centenario de la Evangelización de América son muy expresivas, no sólo para sus Hijas sino para todos, las palabras de la Madre Nazaria Ignacia: “En amar y cooperar con la Iglesia en su obra de predicar el Evangelio a toda criatura, está nuestra vida, el ser lo que somos”. El amor preferencial de la Iglesia por los que sufren en el cuerpo o en el espíritu es el carisma que la Madre María Josefa ha dejado a las Siervas de Jesús de la Caridad, pero también a cuantos quieran dedicar su vida a enjugar las lágrimas de nuestros hermanos más necesitados.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Combatti la buona battaglia della fede”, ci esorta la seconda lettura, e aggiunge: “Cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 12).

È con grande gioia che possiamo proclamare oggi che i tre nuovi Beati nati in Spagna incarnarono nella loro vita queste parole di San Paolo. Le incarnò il Beato Rafael Arnáiz Barón, nella sua vita monastica breve ma intensa come Trappista, essendo un esempio, soprattutto per i giovani, di una risposta amorosa e incondizionata alla chiamata di Dio. “Solo Dio!”, ripete spesso nei suoi scritti spirituali.

Le ha incarnate anche la Beata Nazaria Ignacia di Santa Teresa March Mesa, attratta interiormente dal messaggio del profeta Isaia che abbiamo ascoltato: “Il Signore . . . mi ha mandato . . . a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61, 1). Mossa dall’ansia apostolica, fondò in Bolivia le Missionarie Crociate della Chiesa, con cui si propose di “scendere in strada” per incontrare gli uomini, solidarizzare con essi, aiutarli, soprattutto se quei fratelli erano affetti dalle piaghe dei bisogni materiali, come il povero Lazzaro del Vangelo (cf. Lc 16, 21), ma principalmente per avvicinarli a Dio.

Infine incarnò queste stesse parole la Beata Maria Josefa del Corazon de Jesus Sancho de Guerra. Toccata nell’intimo dall’affermazione del Signore: “Ero . . . malato e mi avete visitato . . . ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 36-40), fondò le Serve di Gesù della Carità, affidando loro il compito di riscoprire il volto di Cristo in tanti fratelli e sorelle, soli e malati, alleviandoli con l’unguento dell’amore fraterno.

La beatificazione di questi tre figli prediletti della Chiesa di Spagna è motivo di un profondo atto di ringraziamento a Dio. La vita del fratello Rafael costituisce un esempio di fedeltà per voi, cari Monaci Trappisti, e per le anime chiamate alla vita contemplativa. Alla vigilia del V Centenario dell’Evangelizzazione dell’America le parole di Madre Nazaria Ignacia acquistano un significato particolare, non solo per le sue Figlie, ma per tutti: “nell’amare e cooperare con la Chiesa nella sua opera di predicare il Vangelo a ogni creatura, sta la nostra vita, l’essere ciò che siamo”. L’amore preferenziale della Chiesa per coloro che soffrono nel corpo o nello spirito è il carisma che Madre Maria Josefa ha lasciato alle Serve di Gesù della Carità, ma anche a quanti desiderano dedicare la propria vita ad asciugare le lacrime dei nostri fratelli più bisognosi.

5. “Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi” (Sal. resp.): questo proclamano oggi, davanti a noi, i Beati Martiri irlandesi, invitandoci alla fiducia in ogni circostanza.

“Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto” (Ivi): è la certezza che ha confortato la Beata Françoise, spingendola a farsi “strumento di Dio” per riaccendere la luce della speranza in tanti cuori sfiduciati e stanchi.

“Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi” (Ivi): non ne hanno mai dubitato le Beate Nazaria Ignacia e Maria Josefa nel loro generoso spendersi per il sollievo del prossimo più povero e abbandonato.

“Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione” (Ivi): è lo speciale messaggio che consegna a tutti noi il Beato Rafael, che nella contemplazione amorosa di Dio ha trovato e attuato il senso pieno della propria vita.

“Il Signore regna per sempre . . .”.

Regna, o Signore, sui popoli che si onorano di aver dato i natali ai nuovi Beati! Regna su tutti i popoli della terra!

Per la preghiera di questi celesti intercessori, fa’ che le nuove generazioni sappiano emularne l’esempio e portare la luce del tuo Vangelo oltre la soglia del nuovo millennio cristiano.

Amen!  

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana